Siti internet

L’accesso di bambini e ragazzi ai siti vietati ai minorenni e ai loro relativi contenuti inadatti, dannosi e/o pericolosi è oggetto di discussione a livello nazionale ed internazionale.

Nello specifico tali contenuti possono essere di moltissime tipologie: pornografici, violenti, istiganti alla discriminazione e all’odio, istiganti ad autolesionismo o a prostituzione e, purtroppo, tanto altro.

Ciò che, in sostanza, rende particolarmente difficile la totale protezione dei minori dall’accesso a tali materiali, sono due fattori: da un parte la tutela della privacy garantita dal noto GDPR, dall’altra il fatto che tali contenuti siano anche trasmessi tramite app di messaggistica e social network che i genitori lasciano utilizzare ai ragazzi senza coscienza della pericolosità.

Al di là di questi limiti sostanziali, ciò che Fondazione Carolina propone è fondamentalmente che il genitore si informi su ognuna delle app che il figlio scarica nel suo smartphone, per conoscere caratteristiche, rischi e modalità di protezione.

Il parental control è un mezzo di protezione parziale: utile ma non sufficiente se il genitore non è presente, non comunica e non vigila sulla vita online del figlio quanto quella offline.

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L’Italia ha recentemente emanato una legge che si muove nel senso della protezione dei minori da contenuti dannosi, vediamo cosa prevede.

Cosa prevede la nuova legge

La Legge 13/11/2023 n. 159, ex Decreto Legge n. 123/2023 noto come “decreto Caivano”, oltre alle norme di contrasto alla criminalità giovanile ed all’abbandono scolastico, contiene al capo IV disposizioni per la sicurezza dei minori in ambito digitale. Questo ultimo capo, (art. 13) fornisce le definizioni di controllo parentale, dispositivi di comunicazione elettronica e applicazioni di controllo parentale, richiedendo ai produttori che sia garantita la presenza delle applicazioni di parental control nei dispositivi commercializzati e che venga informato l’utente riguardo all’importanza di utilizzare tali app ai fini della protezione del minore.

Il decreto citato, nell’individuazione dei contenuti che debbono essere oggetto di blocco o da filtrare attraverso le app di parental control richiama all’art. 13, comma 4 quanto già previsto dall’art. 7-bis del d.l. 28/2020, rubricato “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio” e dalle successive linee guida dell’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, delibera 9/23/CONS, ove vengono individuate le categorie dei contenuti da bloccare (ad es. pornografia, sesso, violenza, droghe, razzismo, scommesse ed altro), nonché le modalità di utilizzo delle app da parte dei titolari, con possibilità di personalizzazione da parte dei soggetti esercenti la responsabilità genitoriale, sui contenuti da rendere accessibili o inaccessibili da parte del minore.

Anche all’art. 14, “Alfabetizzazione digitale e mediatica a tutela dei minori e campagne informative”, il Governo ha inteso farsi promotore, attraverso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’utilizzo delle app di controllo parentale rivolte a minori e famiglie con campagne di informazione sull’uso consapevole della rete, e sui rischi connessi, individuando nuovamente una particolare tutela che deve essere offerta ai minori rispetto all’esposizione a contenuti pornografici e violenti, anche attraverso il supporto che può essere offerto ai soggetti interessati dai centri per la famiglia.

In conclusione, la tutela dei minori nel cyberspazio, viene affidata a campagne di sensibilizzazione sull’uso delle app di controllo parentale ed alla predisposizione di tali strumenti da parte di produttori dei dispositivi, facendo il maggiore affidamento sul controllo doveroso e di cura degli adulti esercenti la responsabilità genitoriale ai quali è rimandata la gestione dei dispositivi affidati ai minori. Solo una timida proposta in tema di verifica dell’età, viene approntata dalla delibera dell’AGCOM sopra citata, ove rileva che la verifica dell’età potrebbe essere agevolata prevedendo almeno tre possibilità di autenticazione in grado di contribuire ad una sempre maggiore tutela dei minori in tale ambito, tra cui anche l’uso dello SPID.

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